Questo è un articolo per tutte quelle persone che piegandosi sulle ginocchia, muovendo le caviglie o le spalle sentono quel tipico “crack” o scrocchio articolare che può preoccupare qualcuno o divertire invece qualcun altro, magari tentando di emulare le gesta di Bruce Lee o Ken Shiro facendo scricchiolare collo e mani.

Le articolazioni

Prima di tutto bisogna chiarire che quando si sente il rumorino tipico non sono le ossa a scricchiolare bensì le articolazioni. Queste non sono altro che dispositivi giunzionali che mettono in comunicazione due o più ossa consentendo movimenti più o meno ampi. Esistono diversi tipi di articolazioni, più o meno mobili (diartrosi, sinartrosi, ecc.), costituite da tessuto connettivo diverso (tessuto fibroso, cartilagine ialina, ecc.). La cartilagine rappresenta una sorta di cuscinetto che ammortizza il movimento articolare, impedendo alle ossa di venire a contatto. Le articolazioni si trovano contenute in una capsula articolare che protegge e mantiene in situ tutto il complesso articolare.

L’ interno della capsula articolare è tappezzata da un particolare strato di tessuto connettivo e vascolarizzato, cioè irrorato dal sangue, chiamato membrana sinoviale. Questa membrana produce, per filtrazione del plasma, un liquido, chiamato liquido sinoviale, che riempie la cavità articolare. Tale liquido ha azione lubrificante sui capi articolari, proteggendoli da usura e deterioramento. Il liquido sinoviale ha inoltre azione nutritiva sulle cartilagini.

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Il “crack”

Esistono diverse teorie sul perché avvenga questa sensazione di sfregamento durante i movimenti articolari. La più diffusa sostiene che essendo il liquido sinoviale composto da diversi gas (ossigeno, azoto, anidride carbonica), quando avviene il movimento e la capsula articolare è particolarmente allungata, tali gas possano accumularsi nello spazio vuoto, come in una bolla, e “scoppiando” provocare il caratteristico rumore. Tale rumore non potrà essere ripetuto fino a quando il gas non si sarà nuovamente disciolto. Un po’ come quando ci divertiamo a scoppiettare le bolle della carta di imballaggio. Altre teorie ritengono che gli scrosci siano dovuti allo spostamento di tendini e legamenti sulle superfici dei capi ossei durante il movimento. Entrambi i casi non rientrano in un quadro patologico. Diversa è la situazione quando al suddetto “crack” si accompagna dolore che talvolta può diventare cronico.

Tale condizione potrebbe essere dovuta ad un’artrosi, ossia la patologia articolare più diffusa al Mondo che colpisce il 10 % circa della popolazione adulta ed il 50% delle persone che hanno superato i 60 anni di età. Le articolazioni interessate presentano caratteristiche alterate nelle cartilagini con assottigliamento e deformazioni che causano, nei peggiori dei casi, contatti fra le estremità ossee con conseguenti dolori. Ovviamente le articolazioni più colpite sono quelle sottoposte maggiormente ad usura e su cui grava il peso corporeo (vertebre lombari, ginocchia, ecc.). Un’altra forma di rumore che deriva dal movimento avviene quando si sente uno “scatto” del tendine nel suo decorso. Tale condizione va valutata dallo specialista per capire se necessiti di terapie specifiche o meno.

Il movimento come forma di prevenzione

L’assioma riconosciuto dalla quasi totalità delle persone che “muoversi fa bene” diventa ancora più veritiero quando si parla delle articolazioni. In particolare i dischi intervertebrali assumono sostanze nutritizie attraverso un meccanismo pressorio in cui si alternano periodi di scarico ad altri di carico. L’assunzione di posture statiche prolungate nel tempo, come quando studiamo o stiamo per ore seduti davanti al pc, alterano questo meccanismo, per cui le funzioni di ammortizzamento del disco vengono progressivamente meno con conseguenti processi degenerativi. Il movimento eseguito in maniera corretta permette la continua lubrificazione e nutrimento delle articolazioni prevenendone la degenerazione.

Cosa succede se scrocchio in continuazione l’articolazione?

Lì per lì potrebbe anche sembrare un giochino divertente quello di far scrocchiare una parte del corpo, l’importante è non farla diventare un’abitudine. L’effetto è inizialmente sicuramente piacevole ma potrebbe diventare una vera e propria necessità man mano che lo si ripete nel tempo, tanto da non poterne fare a meno. Molte persone si ritrovano ad avere le dita rigide e bloccate fin quando non effettuano il famoso scrocchio. Si pensi ad un utilizzo continuo e non corretto del filo interdentale, tanto si “scava” in profondità che si rischia di lesionare la gengiva. Lo stesso può avvenire con l’articolazione che potrebbe infiammarsi. Come per ogni cosa è l’eccesso a fare male.

La credenza molto comune che scrocchiarsi le dita causi artrosi non sembra, però, essere sostenuta da prove empiriche. Una ricerca del 2011 ha esaminato le radiografie alla mano di 215 persone dai 50 agli 89 anni e ha confrontato le articolazioni di chi si scrocchiava regolarmente le dita con quelle di chi non lo faceva, concludendo che lo scrocchiamento non causava osteoartrosi alla mano, a prescindere dalla durata e dalla frequenza dell’abitudine.

Anche uno studio precedente aveva concluso che lo scrocchiamento cronico non aumentava l’incidenza dell’artrosi alla mano; tuttavia, chi si scrocchiava sembrava avere più spesso gonfiore delle mani e una ridotta forza della presa; questo lavoro del 1990, tuttavia, associava lo scrocchiamento abituale con il lavoro manuale, con l’onicofagia, col tabagismo, con il consumo di alcoolici e suggeriva che potesse portare a una riduzione della funzionalità delle mani. La ricerca del 1990 è stata però criticata per non aver preso in considerazione la possibilità di fattori di disturbo, per esempio l’eventualità che la capacità di scrocchiarsi le nocche sia la conseguenza di disfunzioni della mano e non la sua causa.

Il medico Donald Unger, sostiene di aver scrocchiato le nocche della sua mano sinistra per più di sessant’anni almeno due volte al giorno, senza però scrocchiare le dita della mano destra; mettendo a confronto le due mani e ha verificato che nessuna delle due aveva sviluppato artrosi o altri problemi. Per questa curiosa ricerca ha vinto il premio Ig Nobel 2009 per la Medicina (una parodia del premio Nobel).

Se vuoi sapere se i tuoi “scrosci” e “scrocchi” sono di origine “sinoviale” oppure “articolare-cartilaginea-tendinea” (quindi dannosi nel lungo periodo) fissa con coi un appuntamento e valuteremo caso per caso con una visita eliminando qualsiasi tuo dubbio!

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